10 set 2013

I PRIMI CASTAGNETI GUARITI DAL CINIPIDE, di Angelo Bini

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Nel Maggio 2012 in una riunione del Tavolo Castanicolo Nazionale si ripresenta la discussione sull’uso dei fitofarmaci nei castagneti.
La tesi che i fitofarmaci vadano banditi dai castagneti prevale ancora.

Mentre con il Prof. Alberto Alma, docente di Entomologia all’Università di Torino, ci rechiamo alla Stazione per prendere i rispettivi treni mi viene naturale chiedere se era possibile visitare qualche castagneto piemontese guarito.
Alma acconsentì immediatamente e mi disse che bisognava impegnarsi per fare quella visita soprattutto con i produttori propensi all’uso dei fitofarmaci per far vedere come in un ambiente sano vi sono castagneti sani.
Purtroppo la nostra cooperativa era già entrata in crisi per assenza di produzione e abbiamo deciso di attendere la disponibilità di un qualche ente pubblico.
Ad Ottobre 2012 riceviamo la visita di due amici tecnici del Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia.
Loro hanno già visitato i castagneti piemontesi “curati” da Alma e ci dicono che effettivamente sono “guariti”.
All’inizio dell’estate del 2012 si apre, forse, la possibilità dell’impegno di un ente pubblico per organizzare la visita.
Lo comunichiamo ad Alma il quale ci propone di andare il 5 Settembre 2013 insieme a un gruppo di produttori del Mugello.
Non è possibile perché da noi a quella data è in corso la raccolta delle nocciole.

Personalmente però parto insieme agli amici del Mugello,in particolare di Marradi ove spesso ci siamo recati per lavori e convegni nell’ambito del Centro di Studio e Documentazione del Castagno presieduto dal Prof. Elvio Bellini che è stato già docente di Ortofrutticoltura in diverse parti del mondo e presso l’Università di Firenze.
Il cinque andiamo e con noi è Bellini.
A Chiusa di Pesio visitiamo subito un’azienda agricola sperimentale della Regione Piemonte nell’ambito della quale si trova anche un centro di riproduzione del Torymus Sinensis.
Siamo accolti da due collaboratrici di Alma e dal direttore dell’azienda.
Viene fatta la Storia dell’azienda e quindi ci viene mostrata la vegetazione di castagno del centro dalla quale un a volta venivano prelevate le galle dalle quali estrarre il Torymus: oggi essa è priva di galle perché il Torymus ha portato a totale controllo l’ormai esigua popolazione del Cinipide.
Non una galla, non una galla: sembra da non crederci ma è così.

Passiamo quindi nel reparto ove attendono gli strumenti di allevamento ed estrazione del Torymus dalle galle mature che le ragazze di Alma dicono di dover andare a prelevare in castagneti ancora infestati fuori dal Piemonte, sperano di trovarle in Val d’Aosta.
Ancora increduli veniamo accompagnati in un parco comunale ove vi è un bosco ceduo con ai margini un parco pubblico ed il Museo Etnografico (il nome è un altro ma non lo ricordo).
Ci accoglie Alma, un piacevole pranzo al sacco e quindi la visita al bosco ceduo.

È ora che inizio a organizzare la documentazione video con Alma che accetta di farsi riprendere mentre spiega ma per un mio errore tecnico le riprese non vi saranno.
Peccato perché questo di oggi è un avvenimento storico.
Alma ci fa visitare il bosco ceduo di castagno: niente galle dell’ultimo anno, solo galle secche degli scorsi anni.
Sulle galle secche interviene Giacomo Borgna medico castanicoltore di Caprarola (VT) il quale chiede il ruolo dello Gnomoniopsis Pascoe nella lotta al Cinipide.

Alma spiega che la spora ha attaccato le galle ed ha contribuito a seccarle ma la sua azione presenta due problemi: oltre al Cinipide uccide anche il Torymus e produce il marciume nel frutto della castagna.
Di più non ritiene di dire perché non intende invadere il campo dei micologi e dei fitopatologi.

In sintesi appare schematicamente:
Torymus e Gnomoniopsis contro il Cinipide del Castagno
1. Torymus elimina Cinipide
2. Gnomoniopsis elimina Cinipide
3. Torymus non elimina Gnomoniopsis
4. Gnomoniopsis elimina Torymus
5. Torymus non produce marcio nella castagna
6. Gnomoniopsis produce marcio nella castagna
7. Ulteriori elementi verranno dagli studi di Micologia e Fitopatologia

Segue visita al Museo ove sono esposti oggetti bellissimi attinenti l’antica castanicoltura locale.
 
Visita quindi al castagneto secolare di Robilante a 25 Km dal confine con la Francia.
Lunga camminata su una stradina che conduce su una collina verdissima ricca di piante di mele destinate alla produzione di sidro.
Poi una cascina bellissima.
 
Subito dopo la cascina il castagneto ove il proprietario sta tosando l’erba con il decespugliatore.
 
Anche qui nessuna galla.
Al ritorno al centro della cittadina un ruscello dalle acque limpide con pesci di medie dimensioni che giocano a risalire la corrente.
Ed ora a Cuneo un castagneto “moderno” ovvero di nuovo impianto composto da essenze di Marzol e Bouche de Betizac.
Di piccole dimensioni, meno di un ettaro, si trova su un declivio interno ad un’azienda zootecnica di grosse dimensioni per cui l’impianto è irrigato e fertilizzato con letame.
Infatti si vede perché oltre al fatto che anche sul Marzol vi sono solo galle vecchie e nessuna nuova le piante presentano foglie larghe e verdissime nonché ricci tanti e grandi.
Precisato che il Bouche de Betizac non è attaccato per natura dal Cinipide, ancora non è stato compreso il perché, viene fatto notare dal proprietario che una pianta fa dei ricci giganti molto richiesti da negozi di lusso di Torino e Milano per allestire le loro vetrine in Autunno e Inverno.
 
Una gustosa nota finale: fino a poco tempo fa il proprietario, lì presente col trattore e la pala per sollevare il fieno, sosteneva con Alma che la guarigione non era venuta dal Torymus ma dall’acqua e dal tanto letame che alle piante aveva dato lui.
Bellini sottolinea come lodevolmente il produttore si era impegnato a curare le piante anche quando esse non davano frutto.
Una gran galoppata per il ritorno con l’invito da parte di Bellini e i produttori del Mugello a rivederci presto a Marradi per prossimi impegni interni al Centro di Documentazione e Studio sul Castagno.

Ora a noi.
Purtroppo il sollievo che ci deriva dall’esperienza del Piemonte attiene solo ad un aspetto della nostra realtà: quello della infestazione da Cinipide al quale, a modo loro, provvederanno, se ne faciliteremo il compito, Gnomoniopsis, con le conseguenze sul frutto, e Torymus Sinensis.
Per le altre due attuali infestazioni e quelle altre che saranno provocate dai fitofarmaci, secondo la letteratura botanica sono circa cinquanta, ci attendono due compiti immani:
1. la regolamentazione dell’uso dei mezzi meccanici, il calendario della falciatura del sottobosco, la diffusione del seme della felce aquilina, eccetera, al fine di favorire il riformarsi dello Strato-Rete dei Nematodi gli unici in grado di controllare le popolazioni delle larve che svernano sottoterra
2. la istituzione dl Parco Naturale dei Monti Cimini con divieto assoluto della Caccia e ripopolamento dell’Avifauna perché solo gli uccelli sono in grado di tenere sotto controllo le popolazioni di larve che svernano sui e dentro i tronchi dei castagni.
Non esistono scorciatoie chimiche al riequilibrio della nostra Natura.
Il nostro obiettivo, quindi, è la Rinaturalizzazione dei Castagneti mediante lo strumento del Parco Naturale dei Monti Cimini.
Vallerano, 9 Settembre 2013
Angelo Bini