28 mag 2011

LA CREMA DI MARRONI FU INVENTATA A SAN ZENO ?

Grazie al consorzio del marrone di San Zeno, ho appreso questa meravigliosa storia di altri tempi.La marmellata di marroni è nata a Bardolino, sponda veneta del lago di Garda.
La famiglia Vivaldi la produceva utilizzando le castagne provenienti dai vicini boschi del Monte Baldo.
Utilizzando i marroni del monte Baldo, i marroni di San Zeno, oggi una DOP riconosciuta dalla Cee.
Ad inventare la marronata furono Felice Vivaldi e il figlio Vincenzo.

Era il 1933.
"La marronata - raccontava il cavalier Vincenzo Vivaldi- ha avuto un'origine un po' fortuita.
Io e mio padre Felice leggemmo su un vecchio libro una ricetta popolare che ci incuriosì e subito ci mettemmo ad elaborarla, lavorandoci sopra, sbucciando castagne e facendo prove su prove.
Poi il prodotto finalmente ci soddisfece: era riuscito bene. Ne preparammo qualche chilo e partimmo alla volta di Brescia, dove ci toccò quasi pregare una burbera signora, titolare di un negozio importante, perché facesse assaggiare la nostra invenzione ai clienti. Noi ci saremmo accontentati di ripassare dopo qualche giorno per sentire i risultati".

L'esperimento andò benissimo.
"E infatti - raccontava ancora Vivaldi - ritornammo e, con nostra grande sorpresa, la signora ci ordinò immediatamente un quintale di marronata. Così fecero anche gli altri negozianti ai quali avevamo lasciato un campione. Tornammo dunque da Brescia contenti per l'esito della prova, ma anche preoccupati. Sulla nostra 509 decapottabile parlavo con mio padre, che era fasciato abbondantemente con qualche sciarpa, e, cercando nel frattempo d'indovinare la strada fra la nebbia, gli chiedevo come avremmo fatto a soddisfare le richieste".
La domanda andava soddisfatta.
I Vivaldi salirono sul Monte Baldo, acquistarono altre castagne e si rimisero all'opera. Il lavoro era allora del tutto artigianale, fatto in famiglia. I marroni venivano sbucciati, puliti della pellicina interna, lessati a mo' di peladèi, macinati, mescolati con lo zucchero, bolliti come fossero polenta sino a ottenere la densità voluta.
Poi l'impasto veniva rovesciato in contenitori rettangolari di varie misure. In breve fu necessario assumere personale: quasi tutte ragazze di Bardolino. "In fondo - scherzava Vincenzo Vivaldi -, credo che la nostra azienda abbia contribuito allo sviluppo demografico di Bardolino, perché le ragazze da marito venivano da noi, lavoravano giusto il tempo per farsi il corredo coi guadagni e poi si sposavano".

I Vivaldi arrivarono ad avere sessanta dipendenti e a produrre mille quintali di marronata. Se si tiene conto che la resa dei frutti è del cinquanta per cento e che metà del peso della marronata è costituita da zucchero, significa che a Bardolino si lavoravano circa mille quintali di castagne.
Le confezioni erano alla portata di un po' tutte le tasche: c'erano scatolette da quaranta grammi, da ottanta, da mezzo chilo e da un chilo, più i pani da cinque chili per i negozianti.
Sulle confezioni c'erano due ricci aperti a mostrare il marrone maturo e la scritta "Marmellata di marrone".
"La piazza di gran lunga migliore - spiegava l'inventore della marronata - era Torino, che avevamo letteralmente invasa col nostro prodotto.
Poi venivano Brescia, Cremona, Padova e via via le altre.
Abbiamo continuato la produzione fin verso il 1970."
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