28 mag 2011

LA CREMA DI MARRONI FU INVENTATA A SAN ZENO ?

Grazie al consorzio del marrone di San Zeno, ho appreso questa meravigliosa storia di altri tempi.La marmellata di marroni è nata a Bardolino, sponda veneta del lago di Garda.
La famiglia Vivaldi la produceva utilizzando le castagne provenienti dai vicini boschi del Monte Baldo.
Utilizzando i marroni del monte Baldo, i marroni di San Zeno, oggi una DOP riconosciuta dalla Cee.
Ad inventare la marronata furono Felice Vivaldi e il figlio Vincenzo.

Era il 1933.
"La marronata - raccontava il cavalier Vincenzo Vivaldi- ha avuto un'origine un po' fortuita.
Io e mio padre Felice leggemmo su un vecchio libro una ricetta popolare che ci incuriosì e subito ci mettemmo ad elaborarla, lavorandoci sopra, sbucciando castagne e facendo prove su prove.
Poi il prodotto finalmente ci soddisfece: era riuscito bene. Ne preparammo qualche chilo e partimmo alla volta di Brescia, dove ci toccò quasi pregare una burbera signora, titolare di un negozio importante, perché facesse assaggiare la nostra invenzione ai clienti. Noi ci saremmo accontentati di ripassare dopo qualche giorno per sentire i risultati".

L'esperimento andò benissimo.
"E infatti - raccontava ancora Vivaldi - ritornammo e, con nostra grande sorpresa, la signora ci ordinò immediatamente un quintale di marronata. Così fecero anche gli altri negozianti ai quali avevamo lasciato un campione. Tornammo dunque da Brescia contenti per l'esito della prova, ma anche preoccupati. Sulla nostra 509 decapottabile parlavo con mio padre, che era fasciato abbondantemente con qualche sciarpa, e, cercando nel frattempo d'indovinare la strada fra la nebbia, gli chiedevo come avremmo fatto a soddisfare le richieste".
La domanda andava soddisfatta.
I Vivaldi salirono sul Monte Baldo, acquistarono altre castagne e si rimisero all'opera. Il lavoro era allora del tutto artigianale, fatto in famiglia. I marroni venivano sbucciati, puliti della pellicina interna, lessati a mo' di peladèi, macinati, mescolati con lo zucchero, bolliti come fossero polenta sino a ottenere la densità voluta.
Poi l'impasto veniva rovesciato in contenitori rettangolari di varie misure. In breve fu necessario assumere personale: quasi tutte ragazze di Bardolino. "In fondo - scherzava Vincenzo Vivaldi -, credo che la nostra azienda abbia contribuito allo sviluppo demografico di Bardolino, perché le ragazze da marito venivano da noi, lavoravano giusto il tempo per farsi il corredo coi guadagni e poi si sposavano".

I Vivaldi arrivarono ad avere sessanta dipendenti e a produrre mille quintali di marronata. Se si tiene conto che la resa dei frutti è del cinquanta per cento e che metà del peso della marronata è costituita da zucchero, significa che a Bardolino si lavoravano circa mille quintali di castagne.
Le confezioni erano alla portata di un po' tutte le tasche: c'erano scatolette da quaranta grammi, da ottanta, da mezzo chilo e da un chilo, più i pani da cinque chili per i negozianti.
Sulle confezioni c'erano due ricci aperti a mostrare il marrone maturo e la scritta "Marmellata di marrone".
"La piazza di gran lunga migliore - spiegava l'inventore della marronata - era Torino, che avevamo letteralmente invasa col nostro prodotto.
Poi venivano Brescia, Cremona, Padova e via via le altre.
Abbiamo continuato la produzione fin verso il 1970."
Per saperne di più sul Marrone di San Zeno DOP clikka QUI

25 mag 2011

BIRRA ? DI MARRONI OVVIAMENTE !

Inizia il caldo: nulla di meglio che bersi una buona birra artigianale, di marroni ovviamente !

Questa LOM è prodotta a Marradi, dove si dice "Lom" sia per "l'uomo" sia per la luce.
I lom a merz sono i fuochi accesi nei campi l’ultima notte di febbraio, quando l’uomo aiuta il sole a sorgere.
È un rito primordiale che i nostri contadini celebrano da sempre.
Sono loro a prendersi cura dell’albero che dà un frutto straordinario: il pregiato Marron Buono di Marradi, apprezzato in tutta Europa fin dal medioevo per il suo sapore unico.

E' una bottiglia da 50 cl: è fatta con marroni che vengono tostati manualmente.
Di colore ambrato scuro, corpo pieno, ha note fruttate che ricordano fragola e albicocca, retrogusto con leggera tostatura dovuta alla cottura del marrone sulla fiamma viva.
Prodotta in un birrificio artigianale che si chiama Cajun, da due birrai...che più birrai non si può.





Per saperne di più, clikka QUI

24 mag 2011

UNA STELLA FRA I FORNELLI: CREPES DI CASTAGNE AL RADICCHIO E TALEGGIO

Sul bel blog Una Stella tra i fornelli una nuova, ma purtroppo anche l'ultima per questa stagione, ricetta di Stella con le castagne.
Una interpretazione delle crepes con la farina di castagne più adatta al periodo estivo, per cui vengono aggiunti i più "freschi" radicchio e Taleggio.









Ingredienti per 4 persone:
250 gr di latte
65 gr di farina di castagne
65 gr di farina 00
2 uova
burro
sale

per farcire:
200 gr di radicchio rosso
1/2 scalogno
100 gr di taleggio
un po' di besciamella
50 gr di gherigli di noci
grana grattugiato
burro
olio evo
sale


Per la ricetta basta clikkare QUI !

23 mag 2011

VALCAMONICA: VACANZE NEI CASTAGNETI

Ecco un interessante esperimento di accoglienza nei castagneti della Valcamonica (Brescia).

Infatti ai 170 soci del Consorzio della Castagna della Valcamonica non bastavano i tradizionali compiti relativi alla filiera del bosco
- conservazione e sviluppo dei castagni, di pulizia del sottobosco e sfruttamento commerciale del legname, nonchè della filiera della castagna
- raccolta e acquisto delle castagne, selezione, collocamento sul mercato del fresco e trasformazione in prodotti derivati
ma hanno aggiunto l'accoglienza attraverso il recupero di un cascinale tradizionale che nel 2004, è stato trasformato in agriturismo.

La struttura si chiamo "Il Castagnolo" si trova in uno dei più bei castagneti della vallata, in loc Deria nel Comune di Paspardo, compreso nell'area delle incisioni rupestri ed all'interno del parco dell’Adamello.
Anche l’area circostante di proprietà è stata attrezzata per accoglienza visitatori.



A questa soluzione si è aggiunto l'ostello della gioventù di Cimbergo, che, con i suoi 64 posti letto, è la soluzione ideale per gruppi numerosi di persone, scolaresche e comitive: QUI la brocure in Pdf.



Un modo intelligente di sfruttare il castagneto non solo a fini di reddito ma anche come tentativo di rifar vivere la cultura del castagno a coloro che neppure immaginano che cosa sia e che cosa abbia rappresentato per le popolazioni montane.
Per saperne di più, clikka QUI

20 mag 2011

IL CASTAGNO NELL'OPERA DI HERMAN HESSE

Herman Hesse (1877-1962) dedicò al castagno l'apertura del suo "Narciso e Boccadoro" descrivendo il maestoso albero ubicato presso l'ingresso del seminario di Maulbronn, nella Germania meridionale.
Nella descrizione, Hesse cita alcuni aspetti che evidenziano la natura esotica del castagno (solitario figlio del Sud) e la sua posizione al limite settentrionale dell'areale: l'entrata tardiva in vegetazione e la difficoltà di maturazione a causa della brevità della stagione vegetativa sono infatti condizioni sfavorevoli alla diffusione di questa specie nell'Europa centrale, determinandone la sporadicità.
Ancora una volta viene l'arte mette sottolinea l'immagine suggestiva dei frutti rilasciati in autunno e arrostiti nel fuoco del camino.



"Davanti all'arco d'ingresso, retto da colonnette gemelle, del convento di Mariabronn, sul margine della strada c'era un castagno, un solitario figlio del Sud, che un pellegrino aveva riportato da Roma in tempi lontani, un nobile castagno dal tronco vigoroso; la cerchia de' suoi rami si chinava dolcemente sopra la strada, respirava libera ed ampia nel vento; in primavera, quando intorno tutto era già verde ed anche i noci del monastero mettevano già le loro foglioline rossicce, esso faceva attendere ancora a lungo le sue fronde, poi quando le notti eran più brevi, irradiava di tra il fogliame la sua fioritura esotica, d'un verde bianchiccio e languido, dal profumo aspro e intenso, pieno di richiami, quasi opprimente; e in ottobre, quando l'altra frutta era già raccolta ed il vino nei tini, lasciava cadere al vento d'autunno i frutti spinosi dalla corona ingiallita: non tutti gli anni maturavano; per essi s'azzuffavano i ragazzi del convento, e il sottopriore Gregorio, oriundo del mezzodí, li arrostiva in camera sua sul fuoco del camino."
(Herman Hesse, Narciso e Boccadoro )

15 mag 2011

LA CREMA DI MARRONI

Perchè non provare la crema di marroni fatta in casa ?
Però deve essere una vera crema, non una semplice marmellata.

crema di castagne

Ingredienti:
1 kg di marroni già pelati,
700 gr di zucchero semolato,
4/5 baccelli di vaniglia oppure mezza bustina di vanillina


Bollite i marroni pelati per 10 minuti.
Mettete lo zucchero in una casseruola con mezzo bicchiere di acqua e portate a bollore mescolando lentamente: attenzione che non caramellizzi !
Lasciate bollire a fuoco medio per 2-3 minuti.
Passate i marroni con un mixer alla massima velocità ed uniteli allo sciroppo ottenuto con zucchero.
Unite i bacelli di vaniglia (o la vanillina).

Fate cuocere il tutto a fuoco basso per circa 15 minuti, mescolando spesso.

Non lasciate troppo vuoto al'interno del vaso
La crema deve essere molto densa.
Lasciatela raffreddare completamente nella pentola a cui avrete messo un coperchio.

Dopo 4-5 ore, scaldate nuovamente la crema per almeno 5 minuti, mescolando in continuazione e lasciandola raffreddare completamente.
Ripetete la cottura breve e il raffreddamento altre due volte, sempre a distanza di alcune ore, ma potete lasciarla raffreddare anche tutta la notte.
Versate in vasetti già sbollentati e chiudete subito con coperchi nuovi.


12 mag 2011

COME ASSAGGIARE UN MARRONS GLACES


Una volta a Marradi i marroni erano il pranzo.
E la cena.
E il pranzo del giorno dopo.
E così i montanari s’inventavano le ricette per poter variare il loro desco.
I marroni venivano cotti con l’aggiunta di sale e di erbe del bosco.
Da mangiare come minestra.
Nei giorni di festa da farci il ripieno dei tortelli.
Oppure per farcire il tacchino o il pollo o la carne.
Roba semplice.
Con il tempo arrivò un po' di ricchezza, e così si iniziò a voler fare i marroni più dolci: ci si mescolò dello zucchero e della vaniglia e divennero così buoni che persino a Parigi li vollero imitare.
E dato che Parigi è più grande di Marradi, presero un nome francese: Marrons Glacès.
Ma parigini o marradesi, quando li assaggi sono buoni uguali.



E come si giudica un marrone glassato ?
Devono essere morbidi, mai asciutti .
All’assaggio ti stupisci nel sentire un po’ crocchiare la glassa che si rompe sotto i denti: che però non sia mai troppo spessa
Poi la morbidezza della polpa della castagna ti lascia il gusto montanaro ed un po’ aspro, che deve perdersi nel dolce dello zucchero, con il gusto netto del frutto d’origine che deve rimanere presente e non esser soffocato.
Alla fine è la vaniglia che trionfa, senza lasciare traccia di grasso sul palato.

11 mag 2011

ORECCHINI CON LE "CASTAGNE"

Su FaceBook ho trovato queste creazioni in fimo-cernit, una pasta sintetica modellabile, realizzati esclusivamente a mano, senza l'ausilio di stampi e quindi sostanzialmente unici, da una simpatica artista: Giuly.



Nel ricco catalogo, appaiono anche questi orecchini aventi come soggetto le castagne.
Vengono descritti come: Orecchini
Pezzettino di cioccolato bianco con micro castagna

oppure
Orecchini Cioccolatini a forma di cuore
cioccolato bianco con micro castagne




Uso le parole della creatrice: .. Autumn ..
Il frutto per eccellenza dell'Autunno,
LA CASTAGNA!
Ve la propongo in stile Kawaii,
ossia animata, con tanto di occhietti e linguetta! ;)




Potete trovare il sito web di Giuly QUI

10 mag 2011

LOTTA AL CINIPEDE: COMUNICATO UFFICIALE REGIONE TOSCANA



L’Assessore all’Agricoltura e foreste, Caccia e Pesca,
Rapporti con il Consiglio

Castagni: l'insetto buono che combatte il cinipide lanciato in 23 aree toscane

FIRENZE – C'è un antidoto naturale al pericoloso cinpide galligeno, l'insetto arrivato dalla Cina nel 2008, che attacca la chioma e causa danni rilevanti alle piante di castagno.
Si tratta di un altro insetto, il Torymus sinensis, che rappresenta l'antagonista naturale del cinpide.
E ora in Toscana prosegue e si intensifica l'azione di lotta biologica avviata l'anno scorso dalla Regione per difendere i castagni grazie a questo antagonista naturale che è stato fornito dall'Unversità di Torino.
Realizzato nell'ambito delle attività del Servizio Meta in stretto collegamento con Enti territoriali, associazioni di produttori e castanicoltori, il progetto che nel 2010 ha visto il lancio dell'antagonista in cinque aree della Toscana , quest'anno estende il programma e lancia il Torymus in 23 siti.

Alle cinque aree scelte l'anno scorso se ne aggiungono quindici nuove dunque, oltre ad altre tre cosiddette "di moltiplicazione", ovvero individuate appositamente per allevare il Torymus.
Il che renderà la Toscana autosufficiente per la produzione di questo insetto utile in una regione dove il castagno è la specie prevalente su oltre 179.000 ettari di superficie.
Nel dettaglio, le aree destinate ai lanci del Torymus saranno:
- le cinque dove sono state già effettuate le introduzioni nel 2010 e dove il programma continua anche quest'anno: Marradi (Firenze), Acquerino (Pistoia), Caprese Michelangelo, località Fragaiolo (Arezzo); Castelbuono (Carrara), Sorano (Grosseto)

- le quindici nuove:
Sassalbo, Fivizzano (Massa Carrara);
Maggiora, Pieve San Lorenzo,
Minucciano (Lucca);
Azzano, Seravezza (Lucca);
Antona (Massa); Pizzorne Pariana Benabbio,
Villa Basilica (Lucca);
Cireglio -- San Bernardino (Pistoia);
Cotoro, Marliana (Pistoia); Migliana,
Cantagallo (Prato);
Bordignano - Santa Cristina, Firenzuola (Firenze);
Il salto, Palazzuolo sul Senio(Firenze);
Castagno d'Andrea, San Godenzo -- Castellina (Firenze);
Ranocchiaia, Stia (Arezzo);
Bulci, Montieri (Grosseto);
Pietrineri, Castiglione d'Orcia (Siena);
Tepolini -- Le Canalette (Grosseto).

- e infine i tre siti segnalati per la realizzazione di aree di moltiplicazione: Camporgiano -- Castelnuovo Garfagnana -- Lucca;
San Piero -- Mugello -- Firenze;
Monte Aquilana -- Arcidosso -- Grosseto.

L'autosufficienza della Toscana è ipotizzabile in un arco temporale di circa 3 anni. Da rilievi effettuati presso altre regioni (Piemonte , ma anche Emilia Romagna e Lazio) l'insediamento del Torymus avviene già al primo anno ma la sua capacità di ridurre le popolazioni di cinipide si manifesta dopo un periodo non inferiore ai quattro anni.
La lotta biologica - fanno sapere dal Consiglio nazionale delle ricerche in agricolura (CRA) - rappresenta l'unico strumento a disposizione dei castanicoltori. Tutti i tentativi di lotta chimica intrapresi sinora in altre regioni infatti sono andati a creare ulteriori danni risultando ininfluenti sul controllo del cinipide e causando forti turbative ambientali con limitazione di altri insetti potenzialmente utili al controllo biologico del cinipide.
Il cinipide, che è apparso per la prima volta nel nostro territorio nel 2008, nel giro di pochissimo si è diffuso su tutto il territorio regionale con livelli di infestazione più alti in provincia di Massa Carrara, Pistoia e Firenze e con focolai sparsi, di piccola entità, nei castagneti della Toscana centro-meridionale.

50127 Firenze, Via di Novoli 26
Tel. 055 4383777 Fax. 055 4383622
gianni.salvadori@regione.toscana.it

9 mag 2011

ADOTTA UN CASTAGNO

Ma perchè non adottare un castagno?

Questa è l'idea che ha avuto la Comunità Montana della Garfagnana proponendo l’iniziativa “Adotta un castagno” al fine di valorizzare un elemento di fondamentale importanza nella tradizione e nella cultura della valle.



E così è possibile adottare una di queste meravigliose e gigantesche piante, clikkando QUI
Oppure QUI

7 mag 2011

I MARRONI NE "IL CUOCO PIEMONTESE PERFEZIONATO A PARIGI"


I cambiamenti nella Francia settecentesca, con l'affermarsi del "terzo stato" e della cultura borghese, non influenzarono solo la società o il modo di tagliare la testa, ma anche la cucina subì una rivoluzione radicale rispetto alla cultura gastronomica tradizionale: poche spezie, basta ornamentazioni esuberanti, si rifugge dalle mescolanze del salato con lo zuccherato, l'agro con il dolce.
Lo zucchero veniva bandito dai piatti e confinato a fine pasto in una portata specifica.
E' proprio facendo riferimento a queste nuove tendenze gastronomiche (dette "cucina borghese") che nella seconda metà del Settecento viene codificata la cucina piemontese, che diventerà in breve fra le più varie e raffinate del nostro paese, con menù estremamente ricchi e articolati, formati da molti piatti, in cui è il riso l'alimento distintivo.

Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi, Torino, Carlo Giuseppe Ricca, 1766,

Le basi vengono poste dall'autore de "Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi", pubblicato a Torino nel 1776.
Che già nell'ingenuo titolo introduce il concetto di passaggio dalla cucina francese a quella piemontese, introducendo nuovi principi e provvedimenti appresi sì a Parigi, ma rielaborate in funzione del gusto, delle usanze locali o semplicemente degli ingredienti più facili da reperire.
La birra scompare totalmente: il vino bianco secco prende il posto dello champagne, i tartufi neri vengono sostituiti con i tartufi bianchi di Alba.

Il libro raccoglie nell'ordine
le ricette relative alle zuppe e alle minestre;
come di trinciare le carni;
il modo di cucinare carni di bue, vitello, maiale, montone, agnello, pollame, selvaggina e, in misura limitata in un paese senza sbocchi sul mare, il pesce.
Quindi l'uso delle erbe, i legumi e le uova;
il latte ed i formaggi;
le spezie,
i dolci,
le salse,
la frutta,
le bevande,
le marmellate,
gli sciroppi.

Questo nel 1766; il libro fu ristampato in vari Stati Italici e fu molto popolare per quasi un secolo.
Ma a metà del 1800, il fervente nazionalismo consigliò una sua riedizione con l'eliminazione dei riferimenti ad uno stato straniero.
Così uscì un'edizione intitolata "Il cuoco piemontese ridotto all'ultimo gusto e perfezione" senza più imbarazzanti paternità parigine.

Il cuoco piemontese ridotto all'ultimo gusto e perfezione, Milano, Pietro Agnelli in S. Margarita, 1815

Fra le ricette appare questa "minestra di castagne in magro e grasso", in due versioni: una (di grasso) per i giorni normali, una di magro per il venerdì o il periodo di Quaresima.
Questo il testo originale:
"Per fare una minestra di castagne in magro metterete in una casseruola un pezzo di butiro con tre cipolle tagliate in fette, una carotta, un occhio di scellero (sedano) e tre porri, il tutto tagliato in piccoli pezzi, un mezzo bacello d'aglio, due garofani, mettete tutto al fuoco, finché sia un po' colorito, bagnate con acqua, facendo bollire per un'ora, colate il brodo per la stamigna, aggiungendovi sale, poi prendete un centinaio di castagne di quelle marroni, oppure di quelle grosse, levategli la prima scorza, mettendole al fuoco in una padella pertuggiata (padella con i fori da caldarroste), maneggiandola sempre finché si possa levare la seconda scorza, quando saranno ben mondate fatele cuocere con una parte del brodo, in appresso scegliete quelle che sono intiere per ornamento della minestra e le altre le pestarete e passerete per una stamigna (un panno grossolano che fa da filtro) facendone un sugo colato, che bagnerete col brodo che si adoperò per farle cuocere; fate mittonare la minestra col brodo di erbaggi e quando servirete mettetegli il sugo delli marroni.

La minestra grassa si può fare nella stessa maniera, mettendo in luogo del brodo magro quello grasso" .

6 mag 2011

NUOVA DOP TOSCANA: FARINA DI CASTAGNE DELLA LUNIGIANA

La farina di castagne della Lunigiana è un particolare tipo di farina di castagne caratterizzata da una consistenza molto fine e dal colore avorio-crema che si ottiene grazie ad un'antichissima tecnica di affumicatura che ha luogo nei tipici metati alimentati costantemente con legna di castagno e alla molinatura fatta con macina a pietra.
Da aprile 2011 si è aggiunta alle altre quattro denominazioni castanicole toscane: la Farina di Neccio della Garfagnana DOP,
il Marrone del Mugello IGP,
il Marrone di Caprese Michelangelo DOP,
la Castagna dell’Amiata IGP.

La "Farina di Castagne della Lunigiana DOP" è una farina dolce ottenuta mediante la lavorazione di castagne prodotte da castagni della specie Castanea sativa (Mill.) delle varietà di cui si riconosce storica presenza sul territorio interessato: Bresciana, Carpanese, Rossola, che costituiscono il 70 % delle varietà di castagno utilizzate per produrre la farina a cui si aggiungono altre meno diffuse quali Fosetta, Marzolina, Moretta, Primaticcia, Rigola, Rossella.
Le castagne, che devono essere raccolte tra il 29 settembre e il 15 dicembre, vengono essiccate in strutture denominate «gradili» a fuoco lento con l’utilizzo esclusivo di legna di castagno, per un periodo minimo di 25 giorni. Dopo l’essiccazione, le castagne devono essere pulite dalla loro buccia esterna, con le tradizionali macchine e ripassate a mano, per levare le parti impure ed macinate nei tradizionali mulini a macine di pietra.

L’energia per il funzionamento delle macine potrà essere sia elettrica che idraulica, ma il mulino non deve macinare più di cinque quintali di castagne secche al giorno per macina, al fine di evitare che una veloce macinatura impasti la pietra e la faccia riscaldare, causando la conseguente perdita al prodotto finito della sua preziosa caratteristica di «borotalcatura».

Al momento dell’immissione al consumo la «Farina di Castagne della Lunigiana» si presenta così vellutata al tatto e fine al palato con granulometria minore o uguale a 0,8 mm, di cui almeno l’80 % minore o uguale a 0,3 mm, dolce al palato con contenuto in zuccheri totali non inferiori al 20 % e con caratteristico profumo di castagne senza odore di muffe e di stantio. Il colore varia dal bianco all’avorio e l’umidità massima è del 8 %.
Tutta la filiera è sottoposta a controllo ed il Comitato Promotore Farina di castagne della Lunigiana DOP, a Licciana Nardi (MS).

Grazie a questa farina l’arte culinaria lunigianese annovera una notevole gamma di piatti a base di farina di castagne, fra cui si evidenziano il pane (pattòna e marocca), le focaccine (cian), le frittelle cotte in padella (fritei, padléti), lasagne particolari (lasagna bastarda), da accompagnare con insaccati o formaggi della zona.

Per saperne di più, clikka QUI

5 mag 2011

MASCARPONE E MARRONE


La signora MariaPia Masi di Marradi ha preparato questo dolce casalingo fatto con la crema di marroni ed il mascarpone.

Con la sua ricetta, abbiamo deciso di partecipare al concorso del blog PROFUMI E SAPORI nella sezione "bianco" .
Stefania di PROFUMI E SAPORI ci scrive che "a questo gruppo appartengono cipolla, aglio, cavolfiore, finocchio, sedano, pere, mele, banane, ma anche tutti i formaggi, il riso, la pasta, le carni bianche, la frutta secca ...
In questa categoria di colore rientrano anche il nero e il marrone...
sono un vero affare per la nostra salute.
Rinforzano il tessuto osseo e i polmoni.
Combattono tumori e patologie cardiovascolari.
Il componente più importante è la quercetina, un antiossidante nemico dei tumori
."

Noi abbiamo quindi combinato il "marrone" (omen-nomen) di Marradi con il formaggio: ecco la ricetta

LA BASE

Ingredienti
200 g di biscotti Oswego tritati
100 g di burro fuso
2 cucchiai di zucchero


Mescolate il composto e poi foderateci una tortiera: quindi ponetela in frigo.



L'IMPASTO

Igredienti
200 g di mascarpone
250 g di panna liquida per dolci
120 g di zucchero
1 busta di vanillina
3 uova
3 cucchiai di farina
1 cucchiaino di succo di limone
300 g crema di marroni di Marradi


Montate il mascarpone con la panna, lo zucchero, i tuorli, la farina, la vanillina ed il succo di limone.
A parte montate i tre albumi: mescolate il tutto.
Stendete quindi sulla base prima uno strato di crema di marroni, poi l'impasto.
Infornate a 180° e cuocete per circa 30 minuti.
Lasciate riposare in frigo per alcune ore.

3 mag 2011

TOSCANA: LOTTA AL CINIPEDE CON NUOVI LANCI DI TORYMUS

Comunicato della Regione Toscana

LOTTA BIOLOGICA AL CINIPIDE DEL CASTAGNO


Le aree 2011 destinate ai lanci dell'antagonista, il Torymus

Prosegue e si intensifica l'azione di lotta biologica avviata l'anno scorso dalla Regione Toscana per difendere i nostri castagni da un pericoloso inquilino, il cinipide galligeno che attacca la chioma e causa danni alle piante di castagno.

La risposta per contrastare l'insetto arriva dallo specifico progetto sperimentale triennale di controllo del cinipide basato sull’introduzione dell’antagonista naturale Torymus sinensis, fornito dall'Università di Torino che ha messo a punto specifiche tecniche di allevamento.

Realizzato nell’ambito delle attività del Servizio Meta in stretto collegamento con Enti territoriali, associazioni di produttori e castanicoltori, il progetto che nel 2010 ha visto il lancio dell'antagonista in cinque aree della Toscana , quest'anno estende il programma e lancia il Torymus in ventitre siti.

Alle cinque aree scelte l'anno scorso se ne aggiungono quindici nuove dunque, oltre ad altre tre cosiddette "di moltiplicazione", ovvero individuate appositamente per allevare il Torymus. Il che renderà la Toscana autosufficiente per la produzione di questo insetto utile in una regione dove il castagno è la specie prevalente su oltre 179.000 ettari di superficie.



Nel dettaglio, le aree destinate ai lanci del Torymus saranno:

- le cinque dove sono state già effettuate le introduzioni nel 2010: Marradi (Firenze), Acquerino (Pistoia), Caprese Michelangelo, località Fragaiolo (Arezzo); Castelbuono (Carrara), Sorano (Grosseto)

- le quindici nuove:
Sassalbo, Fivizzano (Massa Carrara);
Maggiora, Pieve San Lorenzo, Minucciano (Lucca);
Azzano, Seravezza (Lucca);
Antona (Massa);
Pizzorne Pariana Benabbio, Villa Basilica (Lucca);
Cireglio – San Bernardino (Pistoia);
Cotoro, Marliana (Pistoia);
Migliana, Cantagallo (Prato);
Bordignano - Santa Cristina, Firenzuola (Firenze);
Il salto, Palazzuolo sul Senio (Firenze);
Castagno d’Andrea, San Godenzo – Castellina (Firenze);
Ranocchiaia, Stia (Arezzo);
Bulci, Montieri (Grosseto);
Pietrineri, Castiglione d’Orcia (Siena);
Tepolini – Le Canalette (Grosseto).


e infine i tre siti segnalati per la realizzazione di aree di moltiplicazione: Camporgiano – Castelnuovo Garfagnana – Lucca; San Piero – Mugello – Firenze; Monte Aquilana – Arcidosso – Grosseto.

L’autosufficienza della Toscana è ipotizzabile in un arco temporale non inferiore al triennio. Da rilievi effettuati presso altre regioni (Piemonte , ma anche Emilia Romagna e Lazio) l’insediamento del Torymus avviene già al primo anno ma la sua capacità di ridurre le popolazioni di cinipide si manifesta dopo un periodo non inferiore ai quattro anni.

La lotta biologica, fanno sapere dal Consiglio nazionale delle ricerche in agricolura (CRA), rappresenta l’unico strumento a disposizione dei castanicoltori: è infatti risaputo che tutti i tentativi di lotta chimica intrapresi sull&rsquo ;onda dell’emergenza cinipide in altre regioni sono andati a creare ulteriori danni risultando ininfluenti sul controllo del cinipide e causando forti turbative ambientali con limitazione di altri insetti potenzialmente utili al controllo biologico del cinipide.

Il cinipide, così come emerge dalle attività di monitoraggio sul territorio toscano, è apparso per la prima volta nel nostro territorio nel 2008, e nel giro di pochissimo tempo la sua presenza si è allargata a tutto il territorio regionale con livelli di infestazione più alti in provincia di Massa Carrara, Pistoia e Firenze e con focolai sparsi, di piccola entità, nei castagneti della Toscana centro meridionale.

29/04/2011 18.04
Regione Toscana

2 mag 2011

INCONTRO DIBATTITO SUL CASTAGNO: MARRADI 27 MAGGIO

Nell’ambito del programma di attività del CSDC per il 2011, è stato organizzato l' "Incontro-Dibattito sul Castagno", al quale interverranno la Prof.ssa Laura Di Renzo dell’Università “Tor Vergata” di Roma e il Dr. Aldo Pollini Entomologo di Bologna.
L’incontro si terrà a Marradi il prossimo 27 Maggio.



Programma degli interventi

“NUTRACEUTICA E TRACCIABILITA’ DEI
PRODOTTI CASTANICOLI”
Prof.ssa LAURA DI RENZO
Università degli Studi “Tor Vergata” - Roma

“RECENTI ASPETTI SUI PARASSITOIDI INDIGENI DEL CINIPIDE”
Dott. ALDO POLLINI
Esperto Entomologo - Bologna

Seguirà un rinfresco.
MARRADI (FI), 27 Maggio 2011 – ore 17,30 Aula Magna – Istituto Comprensivo “Dino Campana” Via San Benedetto, 5

Con il sostegno del Comune di Marradi, della Comunità Montana Mugello
ed in collaborazione con Ente Cassa di Risparmio di Firenze

1 mag 2011

CINIPEDE DEL CASTAGNO: LOTTA CHIMICA

Dopo le pressanti informative e le numerose richieste la castanicoltura nazionale potrà utilizzare due prodotti fitosanitari che risultano essere abbastanza attivi nei confronti della cosidetta “vespa cinese”, il cinipide galligeno del castagno.

Sono stati infatti autorizzati:

Il principio attivo lambda - cialotrina,
piretroide sintetico ad ampio spettro, con caratteristiche chimiche assai vicine a quelle delle piretrine naturali, la cui emivita nel suolo varia dalle 4 alle 12 settimane; trascurabile è la percolazione nei diversi suoli.

Lo Spinosad
una sostanza attiva ad azione insetticida, la sostanza è una miscela di due metaboliti ottenuti durante il processo di fermentazione innescato da un batterio naturalmente presente in alcuni terreni; lo Spinosad ha una limitata tossicità nei confronti dei mammiferi, dei pesci, degli organismi selvatici e nei confronti degli insetti utili, il prodotto ha una compatibilità con i programmi di lotta integrata.



Credo però sia imperativo contimuare ad impegnarsi con i bio-allevamenti di torymus sinensis, l’antagonista naturale del cinipide del castagno, in ogni comune castanicolo in modo da attivare una lotta biologica che più si adatta alle caratteristiche del castagneto da reddito e soprattutto ai bosco cedui dove nessuno potrà mai fare trattamenti fitoterapici.

Pertanto non bisogna assolutamente abbassare la guardia e dobbiamo spronare il mondo della ricerca affichè continui con entusiamo e rigore a trovare soluzioni meno invasive e più adatte all’habitat complesso e delicato dei nostri castagneti.

Testo a cura del Dottor Fabio Petitto,
Ricercatore/Tecnico Associazione Castanicoltori Campani.